mercoledì 28 dicembre 2011

Un nuovo Gatsby

Alla notizia ammetto di aver pensato: "OMG! Speriamo che non combini un pasticcio!". Baz Luhrmann sta girando una riduzione cinematografica de Il grande Gatsby, con Leonardo DiCaprio e Carey Mulligan. Il mio timore è fondato: l'ultimo lavoro di Luhrmann visto nelle sale è stato il polpettone Australia. Baz sarà anche il papà di Romeo + Juliet e Moulin Rouge!, ma la visione di Australia – e una mia recente re-visione proprio di Moulin Rouge! -  ha suscitato in me il dubbio che che si tratti di un regista sopravvalutato. Vorrà dire che prenderò il suo Gatsby come una prova del nove per dissipare i dubbi.

Redford e Farrow nel film del 1974
Più che indurmi a fare paragoni con Robert Redford e Mia Farrow, protagonisti della versione cinematografica del 1974, le prime immagini dal set del nuovo film mi hanno invogliato a riprendere in mano il romanzo di Francis Scott Fitzgerald. Lo lessi – come indica la mia grafia adolescenziale sulla prima pagina di un'edizione tascabilissima – tra l'8 e il 9 luglio del 1999, nella traduzione di Fernanda Pivano. Pagai quel volume 5900 Lire. Einaudi ha appena rieditato questo capolavoro del 1925, sempre tradotto dalla Pivano, con prezzo di copertina 8,50 Euro. La vecchia edizione che lessi nel ’99 è piena di annotazioni, numeri di pagina cerchiati e sottolineature… l'ho adorato proprio quel romanzo!

Struggente, malinconico, tragico ed eroico il personaggio di Jay Gatsby. Costruisce ostinatamente il suo destino in direzione verticale, cercando di allontanarsi il più possibile da un punto di partenza fatto di umili origini, rinnegando il suo vero nome, James Gatz,  con un unico obiettivo: l'amore della bella, ricca (e vanesia) Daisy. Ricchezza e successo sono gli unici mezzi per raggiungerlo, restano meri strumenti. Per toccare Daisy, per averla solo per sé occorre prima salire tutti i gradini della scala sociale. Ma, proprio quando Gatsby sta sfiorando il suo sogno, tutto svanisce nel peggiore dei modi. Il destino non si costruisce esclusivamente con le proprie mani.

DiCaprio e Mulligan
nel film di Baz Luhrmann
Tra i tanti passaggi sottolineati, ne riporto due:

"I suoi genitori erano contadini fossilizzati e falliti: la sua fantasia non li aveva del resto mai accettati come genitori. La verità è che Jay Gatsby di West Egg, Long Island, era scaturito da una concezione platonica di se stesso."

E poi il finale:

"Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia… e una bella mattina… Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato."

Passato, futuro: oggi mi agitano sentimenti discordanti nei confronti di questo e di quello e mi chiedo se ci sia nella nostra generazione e in quelle nuove uno slancio così forte verso il futuro tanto forte da considerarlo "orgiastico". Poi penso che in fondo i tempi cambiano, ma ogni generazione conta il suo Gatsby, nutrito di ambizioni e con i suoi sogni a cui la vita fa lo sgambetto.

P.S. A proposito di passato e futuro: immagino che quando uscirà il Gatsby di Luhrmann (fine 2012, probabilmente) si avvertirà l'esigenza di riportare in auge lo stile anni Venti. il revival si presagisce già da pellicole come The Artist o Midnight in Paris, in cui il protagonista ha una vera ossessione per la Parigi di quella decade e attraverso un bizzarro salto temporale inizia a frequentare gli intellettuali dell'epoca. Francis Scott Fitzgerald e la sua Zelda in primis.

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