giovedì 3 aprile 2014

Il rebus Nymphomaniac (Vol.1)

 
Una... gaudente Charlotte Gainsbourg
nella locandina del film
All'invito all'anteprima di Nymphomaniac ci ho pensato due volte prima di dire sì. Ho pensato subito al porno, e a me il porno fa impressione (#sapevatelo) e a scene pesanti da mandar giù (scusate l'umorismo), poi ho detto sì e ho pensato: "Vediamo che succede". Nel buio della sala, un buio che dura parecchi secondi nell'incipit del film, succede che temo l'arrivo delle scene di sesso neanche stessi guardando Lo squalo di Spielberg (Help me, Mr. Freud!)... Poi ho lasciato perdere.

Non nel senso che me la sono filata via, nel senso che, intuendo che il porno che temevo di dover guardare in realtà non esisteva, ho lasciato da parte la prospettiva sessuale (lo so che sembra un'ardua impresa, dato il tema di Nymphomaniac) per cercarne altre. Penso che il primo volume non possa essere interpretabile soltanto alla luce di quel che sarà il suo seguito. Il Volume 2 riserverà sicuramente scene più forti e questo sembra chiaro fin dal suo trailer posto ai titoli di coda del Vol.1: pare proprio che tornerò a temere l'arrivo di falli, vagine e orifizi vari manco fossero IT Il Pagliaccio. A 'sto punto però il Vol.2 di Nymphomaniac s'ha da vedè: per chiudere il cerchio della storia di Joe la ninfomane e per capire come va a finire o dove va a parare il discorso che Lars von Trier tesse davanti ai nostri occhi di spettatori, tra le righe visive che narrano appunto le gesta erotiche della ninfomane di cui sopra.

La storia è nota: l’anziano Seligman (Stellan Skarsgard) trova il corpo di Joe (interpretata da Charlotte Gainsbourg nel presente del film e dall’esordiente Stacy Martin nei flashback) disteso a terra, in un vicolo buio. La donna è malconcia, le viene offerta ospitalità e nelle stanze dell’uomo spiega la sua storia di “peccatrice”, come si definisce lei stessa. Joe dispiega la sua vita di ninfomane dall’infanzia fino all’ingresso nell’età adulta (in questa prima parte). Curiosità e scoperte infantili sul sesso, scabrosi giochi adolescenziali, lussuriosi vizi quotidiani scorrono sullo schermo interrotti  dagli interventi di Seligman, che assume quasi una funzione paratestuale fornendo spunti metaforici (la matematica, la pesca, la musica polifonica) ai capitoli che scandiscono il racconto, non senza scadere nel didascalico e con effetti comici notevoli. Si ride, in sala, parecchio: all'inizio ho pensato che fosse una conseguenza involontaria del regista. "Che scivolone", mi sono detta, lì per lì. Ma, credetemi, ce ne sono parecchi di momenti del genere, forse troppi: vuoi vedere che di involontario qui non c'è proprio niente?

Il cast di Nymphomaniac in vesti... insolite.
Anche quelle scene che sulla carta dovrebbero/potrebbero essere drammatiche, sono depotenziate, basti pensare a tutto il capitolo con protagonista Uma Thurman: teatralissimo, comicissimo. In ogni caso, quando sarete arrivati a quel punto, il dubbio vi sarà venuto da un pezzo: che cosa ci racconta davvero il film? E la storia che Joe racconta a Seligman è “davvero” la sua storia o è soltanto quella che il vecchio vuol sentirsi raccontare? È possibile che sia tutta o in parte una metafora del "dialogo" tra regista (Joe) e pubblico Seligman), tra artista (Joe) e critico (Seligman), tra un uomo (von Trier / Joe) e se stesso (von Trier / Seligman)? Ci sono un mucchio di domande in sospeso che (mi) chiedono da un lato di rivedere il film, dall'altro di vedere il sequel. Con un'avvertenza: voler trovare un significato ultimo della storia narrata dal Volume 1 tutto nel Volume 2 rischia di trasformarsi in impresa frustrante e inutile. Forse, e dico forse, conviene concentrarsi sulla riflessione metacinematografica e metanarrativa sottesa al film, come un rebus difficile tutto da interpretare.