lunedì 13 gennaio 2014

Quel che è visto è visto / Film 2013

Inzicata dal collega, che mi chiede insistentemente dalla vigilia di Natale: "Gibillini, ma la lista dei film del 2013?!", vi/mi regalo il sunto dell'annata cinematografica passata. Un anno diviso in due, in maniera poco equilibrata: un inizio praticamente bulimico e un finale altrettanto ghiotto; nel mezzo il vuoto cosmico, puntellato qua e là da visioni goduriose. Devo dedurne che al cinema i film migliori li sparano a inizio e a fino anno? Forse, ma certo sarebbe più onesto dire che sono stata una gran pigrona e che, sì, nel 2013 ho tradito molto spesso la cara sala cinematografica per il divano. Mai più, promesso. Perché il cinema, lo schermo grande così, le poltrone più o meno comode, persino gli spot pre-proiezione e i trailer, la sensazione che "allacciatevi le cinture di sicurezza, a breve il decollo", il buio in sala: non esiste divano al mondo capace di darmi quei brividi lì. Si parte.

Woody Allen e Cate Blanchett sul set di Blue Jasmine


Gennaio
The Master: voto 7
Grandi aspettative dal regista che con Il petroliere mi ha fatto fare un salto sulla sedia. Grandi interpreti, ottime metafore visive, ma - ahimé - non mi convince...

Django Unchained: voto 9
Geniaccio Tarantino! Non ci si stancherebbe mai di guardarlo!
Vorrei aggiungere altro, ma mi verrebbe da scrivere solo commenti di siffatto genere: superwow - da vedere - ammapppate - sbalorditivo... etc etc...

Lincoln: voto 7
Superbo Daniel Day-Lewis. Dovendo dare un voto a un anno di distanza, mi viene da dire "lento", "impegnativo" causa scarsa conoscenza della storia americana. Mi lasciò addosso il desiderio di avere un padre come Lincoln...

Les Misèrables: voto 8
Lo vidi in lingua originale, senza sottotitoli. Imponente, emozionante, trascinante nel finale. E dire che non reggo il musical: chi l'avrebbe detto?
Un film sulla tragedia dello Tsunami indonesiano. Sempre brava Naomi Watts, immagini e storia coinvolgono, ma col tempo non resta addosso granché. 

Quartet: voto 7
Andai a vederlo contro voglia, ero stanca e volevo solo tornare a casa dopo una pesante giornata di lavoro. Per fortuna resistetti. Commedia garbata, delicata e gustosamente divertente. Buona la prima, Dustin Hoffman!

I recuperati (al Cineforum di Bareggio) Argo, un ottimo prodotto, veramente ben fatto ed emozionante, puntellato da deliziose chicche metacinematografiche; ma soprattutto Monsieur Lazahr, decisamente doloroso. Uno dei più bei film  passati al cineforum, mi ha lasciato in lacrime per più di una decina di minuti. Applausi

Da recuperare: La migliore offerta

Febbraio
Re della Terra Selvaggia: voto 6 e 1/2
Ci sono film indipendenti la cui visione mi lascia con giganteschi punti interrogativi sulla testa... Adorabile e straordinaria la piccola interprete. La sottoscritta però patisce di forti problemi a mandar giù ambientazioni paludose e miserabili. Esteticamente mi inibiscono e, evidentemente, io mi perdo il film.
Sarà anche una fiaba... ma a me non è arrivata. 

Studio Illegale: voto 4
Quanto è imbarazzante vedere una commedia mal riuscita tratta da un romanzo riuscitissimo?! Parecchio. Il regista sostiene di aver voluto confezionare una commedia all'inglese. Qualcuno gli legga i suoi diritti, please: "Hai il diritto di rimanere in silenzio, hai diritto ad un avvocato se non potrai permetterlo te ne sarà assegnato uno di ufficio tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te...".

Anna Karenina: voto 6
Deliziosamente realizzata l'idea di ambientare la vicenda del noto romanzo in teatro.
Costumi, scenografie, trucco e parrucco splendidi. Ma c'è un ma, anzi due: 1) Joe Wright, come ti viene in mente di pettinare Vronsky come Gene Wilder in Frankenstein juonior??! 2) Joe Wright, non si imbruttisce così Matthew MacFadyen, colui che fu un Mr. Darcy (sempre in un tuo film, peraltro) da batticuore! 

Gambit: voto 7
Una commedia ben riuscita, con tempi comici scanditi come da un orologio svizzero.
Alla faccia di certe presunte "commedie all'inglese", di cui sopra...

The sessions: voto 7
Diciamocelo: ci vuole coraggio a fare un film come questo. Che riesce a raccontare una storia difficile senza fare scivoloni su facili retoriche o pietismi. Alè!

I recuperati (al Cineforum di Bareggio)Zero Dark Thirty e Il sospetto (a proposito di film coraggiosi). Da vedere: perché le immagini parlano più delle parole, per la narrazione che racconta altro al di là della trama nuda e cruda che vedete. Vero cinema. Amen. 

Marzo
Un giorno devi andare: voto 5
Giorgio Diritti fa fare a Jasmine Trinchera un viaggio spirituale in Amazzonia.
Forse il regista ha voluto strafare, fatto sta che a me è parso ridondante e inconcludente. Giri, giri, giri intorno a un obiettivo... giri, giri, giri, giri... stavamo dicendo??!

Da recuperare: Il lato positivo

Aprile
Nella casa: voto 7
Intrigante questo film di Ozon. Diabolica la trama e ben costruito...
Forse menato un po' troppo per la lunga.

Maggio
Il grande Gatsby: voto 8
Lo hanno praticamente distrutto questo film di Buz Luhrmann. Pensato più per parlare del Cinema che non di un "eroe" letterario. Secondo me. Coerente con se stesso, contemporaneo e giustamente barocco.

A lady in Paris: voto 7
Film delicato, che si muove in punta di piedi, forse troppo. Superba Jean Moreau.

Mi rifaccio vivo: voto 5
Ne avevo rimosso la visione... Non è che sia terribile, ma sembra un prodotto per la tv anziché per il grande schermo. Ecco, in tv avrebbe funzionato meglio.
Da principio (del film) ho pensato: "Refn, sei un satanasso del cinema!".
Poco dopo ho aggiunto: "Refn, che sborone che sei!".
E non ho avuto modo di cambiare idea.

I recuperati (al Cineforum di Bareggio)Tutti pazzi per Rose, titolo infelice per una commedia leggera nel tono, profonda nei significati.

Da recuperare: Miele, La grande bellezza

Giugno
World War Z: voto 7
L'Apocalisse arriva e, anziché dai Cavalieri, giungerà portata gli Zombies. Giocattolone hollywoodiano, a uscirne a pezzi (in tutti i sensi) sono gli esseri umani.
E intanto Brad Pitt si beve una Pepsi.

Doppio Gioco: voto 6
L'inganno suggerito dal titolo è ben architettato da sceneggiatura e regia.
Mio Dio, ma Clive Owen è sempre stato così inespressivo?!

I recuperati (al Cineforum di Bareggio)Into Darkness, moooolto meglio del primo capitolo di questa saga contemporanea di Star Trek. Sorprendente.

Luglio
To the wonder: voto 5
Ci avevo creduto, Malick. Ci avevo sperato, in un altro capolavoro come The tree of life. Sono andata al cinema proprio per rivivere quella sensazione di meraviglia che mi avevi dato.
Avrei dovuto insospettirmi già davanti al nome degli attori. NCS (non ci siamo).

Springsteen & I
Dopo il concerto di San Siro, come non andare a vedere questo documentario sui generis? Emozioni a fior di pelle. Da recuperare in dvd, se amate il Boss.

Agosto
Monsters University: voto 7 e 1/2
L'originale è sempre meglio del prequel o del sequel (in gran parte dei casi almeno).
Non si poteva non vedere, Mike e Sully restano adorabili, quelli della Pixar dei geni e il film è una bella lezione di amcizia e... autostima.

Starbuck: voto 6 e 1/2
Una commedia canadese semplicemente divertente.
Funziona, non è volgare: di questi tempi, ti pare poco? 

Settembre
Rush: voto 9
Uno dei film più belli dell'anno. Storia di opposti, necessari l'uno all'esistenza dell'altro, storia di contrasti, di yin e yang. Dietro questa Formula 1 c'è più filosofia di quanto si pensi.

Un piano perfetto: voto 4 e 1/2
Quel 1/2 è regalato. Banale, mai empatico.
Magra consolazione: è francese, non una boiata delle nostre.

Bling Ring: voto 6
Didascalico. Il racconto visivo della Coppola non aggiunge e non toglie nulla a una storia letta sui giornali. E la cosa non mi sorprende. Vabbè.

Ottobre
Gravity: voto 9
Che gioia un film così. 90 minuti di poesia, di batticuore, di significati che affiorano tra un'immagine e l'altra e per di più che immagini! Adoro.

Anni felici: voto 7 e 1/2
Finalmente un bel film italiano! Empatico, analitico, sincero... A farlo grande sono due personaggi che restano nel cuore, interpretati da due bravissimi attori. Alleluja.

Una piccola impresa meridionale: voto 5 e 1/2
Film riuscito a metà. L'umorismo di Papaleo non fa per tutti, ma stavolta il suo film sembra davvero troppo tirato per le lunghe, per non parlare di quello che a me è sembrato un grosso scivolone sul finale, con un exploit di presunto progressismo.

Giovani ribelli: voto 6
La trama non è male, il ritmo è avvincente, resta un retrogusto poco convincente. E non è colpa di Radcliffe.

La donna che visse due volte
Neanche mi azzardo a dare un voto, qui siamo in una categoria a parte.
Ma che goduria è rivedere al cinema un film così?! Ed è sempre amore.

Il gattopardo
Idem come sopra.

Sole a catinelle: voto 6
Tanto vituperato. A me Zalone fa ridere. Mi stupisce però che molti non si siano accorti che stavolta ha giocato un (bel) po' al ribasso: turpiloquio e sketch trash/sessisti insistiti. Aggiungo: una delle conferenze stampa più fastidiose di sempre. E non per colpa di Luca Medici. 

Da recuperare: La vita di Adèle, Before Midnight

Novembre
Venere in Pelliccia: voto 8
Eccezionale prova di regia, sceneggiatura, interpretazione.
Uno di quei film che ti porti dietro per giorni, settimane, dopo la visione.
Rapporti di potere, rapporti di sesso... Tutto è potere o tutto è sesso? Che lo si chiami in un modo o in un altro, si tratta forse della stessa cosa?

Alla ricerca di Jane: voto 6
Commedia indipendente che sbeffeggia il romanticismo ma anche il cinismo. Possibile? Sì.

Macbeth
Shakespeare interpretato e diretto da Kenneth Branagh, per una sera al cinema. Goduria.

Hunger Games – La ragazza di fuoco: voto 7
La saga soddisfa le aspettative, il capitolo II tiene il ritmo, la suspense e il livello qualitativo dell'esordio. Resta la proiezione stampa più assurdamente blindata di tutti i tempi. Esagerati!

Dicembre
Blue Jasmine: voto 9
Ragazzi, che cinema! CheWoody!

Dietro i candelabri: voto 7
Commedia di Soderbergh pensata come mini serie tv USA. Strepitoso Douglas!

Philomena: voto 9
Un film che scalda il cuore. Cinismo vs Onestà dei sentimenti. Rabbia vs Perdono.
Un grandissimo personaggio femminile in una sceneggiatura leggera ed elegante. Emozione e sì, anche divertimento.
Judi Dench, perché non sei... chessò, almeno mia zia?!

I sogni segreti di Walter Mitty: voto 7
Sì, sono buona, finisco l'anno così: perché Walter Mitty soffre di inutili e sprecatissimi siparietti fastidiosamente (non)comici, ma bastano tre scene toppate per stroncare un film intero? Perdono volentieri Ben Stiller, per le emozioni e la genuinità che riesce a trasmettere. E, naturalmente, per le splendide immagini concesse.

To see the world, things dangerous to come to, 
to see behind walls, to draw closer, 
to find each other, and to feel. 
That is the purpose of life

domenica 12 gennaio 2014

Quel che è letto è letto / Libri 2013

L'anno è cominciato bene, per subire poi una battuta d'arresto sul finale... Letto poco, pochissimo, ma bene. Buoni titoli, fresche scoperte e gradite conferme. Si parte con un classico mai letto prima, Colazione da Tiffany. Vi interesserà forse sapere che si legge riuscendo benissimo a mettere da parte il film. Anzi, francamente, una volta letto mi chiedo che ci azzecchi Holly Golightly con l'immagine pur iconica di Audrey Hepburn. Il personaggio è indimenticabile, entra nel cuore e ci danza con malinconica leggerezza. A seguire: Philip Roth e il suo Nemesi: danni, beffe e tragedie dell'umano vivere. È Roth, insomma. Amaro, diretto, grande. A febbraio è la volta di Miele, di cui già scrissi a tempo debito...

Una piccola pigna di carta per grandi incontri e sogni a occhi aperti
Marzo: complice il bicentenario della sua pubblicazione, riprendo in mano Orgoglio e Pregiudizio. Rileggerlo a parecchi anni di distanza dalla prima volta è piacevole al quadrato. Peccato che finita la lettura venga colta da irrimediabile nostalgia per le pagine che furono. Sicché il libro ha campeggiato sul mio comodino per settimane, ogni tanto lo sfogliavo per soffermarmi a caso su capitoli e paragrafi, guardo e riguardo Orgoglio e Pregiudizio di Joe Wright (meditando un viaggio nelle verdi campagne inglesi) appena ho un attimo di tempo. Mi capitò una cosa del genere solo alle scuole medie, quando appena tornavo da scuola mettevo su la videocassetta di Chi ha incastrato Roger Rabbit?. Che dire? Il tempo passa, certe manie no. Mi resta addosso la Austen Mania, anche adesso, per dire.

La banconota celebrativa dei 200 anni di Orgoglio e Pregiudizio

Ad aprile leggo per motivi di lavoro, poco per iniziativa personale. Maggio mi chiede di tornare ad ascoltare i racconti di Oliver Sacks: Un antropologo su Marte. Si rivela essere un'esperienza ricca di incontri con personaggi splendidi e con una materia pazzesca come la neurologia... Si dovrebbe forse leggere un'opera di Shakespeare all'anno ma anche una di Oliver Sacks, per capire qualcosa del mistero umano? L'anno letterario ha però un momento cruciale che è la lettura di Storia di un corpo di Daniel Pennac (autore che in genere non amo affatto). Un libro che ho regalato o suggerito appena ne ho avuto l'occasione. L'idea di base è forte, la realizzazione perfetta. Sarà che mai come nel 2013 il mio di corpo mi ha parlato molto più che negli ultimi dieci anni (e in effetti io ho iniziato ad ascoltarlo come mai prima). Non so, il fatto è che questo romanzo mi ha tenuto compagnia come un amico, con i suoi racconti che ho trovato struggenti. Aggettivo che è il caso di usare anche per Fai bei sogni. Evidentemente mi sono data ai best-seller e, se il risultato è questo, ne valeva la pena. Dico subito che lo stile di Gramellini non mi ha conquistato del tutto, a volte troppo paraculo, a volte troppo elementare, eppure avevo bisogno esattamente di questo quando l'ho letto. Di qualcuno che mi dicesse, con estrema chiarezza e spudoratezza, frasi sincere dal significato profondo, del tipo: "Se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare la vita a nasconderlo dietro a una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene. Continuerà a mandarti dei segnali disperati, come la noia e l'assenza di entusiasmo, confidando nella tua ribellione". Hai detto niente.

Tanto per passare da un estremo all'altro, in estate leggo Vergogna, di J.M. Coetzee. Ho avuto il coraggio di portarmelo in spiaggia. E di divorarlo. E dopo di me, mio marito. Che durezza, che asperità, che... botta! Non dico altro, se non che merita, stramerita. Non l'avrei letto se non fossi stata incuriosita da una nota recensione che ne fece Baricco, che leggete qua, la quale del resto dice solo un pezzetto del romanzo. Poi è stata la volta di tutt'altro ancora: Mangia Prega Ama. Premessa: vidi il film e ne rimasi orripilata. La lettura del romanzo invece è stata una sorpresa e un dono. Evidentemente certi libri (come quello di Gramellini, per dire) si apprezzano solo se letti in certi momenti delicati della propria vita. Quando abbiamo il cuore e l'animo aperto per accoglierli. Io, quest'anno, ho messo da parte la spocchia, il cinismo (di cui francamente mi sono rotta), e mi sono detta: perché non ripartire dal gusto elementare delle cose? Perché non concentrarsi sull'essenza di una parola semplice, di un sapore, di un'esperienza "banale", viverla pienamente e vedere che succede? Rallentare, magari fermarsi e ripartire con un passo differente... Il libro della Gilbert in questo senso è stato provvidenziale.

Ho chiuso l'anno con Diario d'inverno di Paul Auster. Non sempre è andato giù come un bicchiere d'acqua, ma l'ho amato. E in lui ho trovato un amico segreto, con cui condividere qualche brutta esperienza comune e da cui stare ad ascoltare storie assurde, che a me non capiterebbero in un milione di vite. Del resto, non è anche questo che ci si aspetta da un amico?

sabato 11 gennaio 2014

2013. Un anno che non si farà dimenticare

Il 2013 è scivolato via, mi è scivolato via come un sasso piccolo e pesantissimo tra le mani. Ha chiuso la porta e mi ha lasciato qui con un'espressione incerta, quella di chi si sente un po' preso per il culo. Bilanci? Stavolta non ne ho voluto sapere: ho rifuggito le liste di quel che ha funzionato e quello che no, liste scritte o recitate ad alta voce. Una cosa da dire però c'è. Il 2013 non verrà archiviato così, banalmente, come un anno senza infamia e senza lode: è stato l'anno del terremoto che arriva, squassa, passa, lascia tutto com'è, almeno dal di fuori, ma ha mandato all'aria tutto.
L'anno del corpo che parla con prepotenza. L'anno in cui polmoni, cuore, cervello e la carne tutta decidono che sono stufi di stare zitti in un angolo e che ora tocca a loro esprimere il disagio, la paura, la stanchezza, buttare fuori l'esigenza vitale di aria, di luce, di spazio.

Chiaro esempio di metamorfosi

"Il panico altro non è che un'espressione di fuga mentale, la forza autonoma che cresce dentro di te quando sei in trappola, quando la verità è troppo pesante da reggere, quando l'ingiustizia di questa inevitabile verità non può essere affrontata e dunque l'unica possibile reazione è fuggire, chiudere la mente trasformandoti in un corpo ansante, convulso, in delirio (...)". 
Diario d'inverno, Paul Auster

Avevo una mia verità troppo grande da reggere? Assì? Sì.
Qual era questa mia verità troppo grande da reggere? Perché non ho saputo reggerla? Perché ho paura? Da cosa, da chi, sono scappata finora? Che cosa voglio? Chi ho fatto finta di essere? Che cosa sono realmente? Bum. Sono andata a pezzettini e piano piano li sto rimettendo insieme. Non necessariamente ognuno dovrà tornare al posto che occupava prima. Anzi.


" (...) perché il tuo corpo ha sempre saputo quello che la tua mente non sa, e benché scelga di cedere, sia per mononucleosi o per gastrite o per attacchi di panico, il tuo corpo ha sempre sostenuto gran parte delle tue paure e delle tue battaglie interiori, incassando i colpi a tua la tua mente non vuole o non può reggere". 
Diario d'inverno, Paul Auster


Odio il 2013 per tutto quello che mi ha fatto passare. Un pezzetto di me è grato al 2013 per tutto quello che mi ha fatto passare: mettermi profondamente in discussione, guardare in faccia la paura, risentirla, riviverla. Cadere disastrosamente, rialzarsi. Non c'è un modo soft di passare attraverso il dolore e non c'è un modo di evitare il dolore. Siamo uomini, cresciamo, evolviamo e per farlo passiamo attraverso stadi che ci obbligano ad attaccarci (ad aggrapparci) a identità, certezze e abitudini in cui ci avvolgiamo come in un bozzolo. Ci leghiamo, ma arriva il giorno in cui devi tagliare, recidere o semplicemente lasciar andare. Per esplorare altri territori, per diventare le farfalle che non sapevamo di essere ma che, diamine, abbiamo sempre voluto essere. Per quanto faccia male, aggrappati e poi lascia andare.

Gravity, o "Del lasciar andare"