sabato 11 gennaio 2014

2013. Un anno che non si farà dimenticare

Il 2013 è scivolato via, mi è scivolato via come un sasso piccolo e pesantissimo tra le mani. Ha chiuso la porta e mi ha lasciato qui con un'espressione incerta, quella di chi si sente un po' preso per il culo. Bilanci? Stavolta non ne ho voluto sapere: ho rifuggito le liste di quel che ha funzionato e quello che no, liste scritte o recitate ad alta voce. Una cosa da dire però c'è. Il 2013 non verrà archiviato così, banalmente, come un anno senza infamia e senza lode: è stato l'anno del terremoto che arriva, squassa, passa, lascia tutto com'è, almeno dal di fuori, ma ha mandato all'aria tutto.
L'anno del corpo che parla con prepotenza. L'anno in cui polmoni, cuore, cervello e la carne tutta decidono che sono stufi di stare zitti in un angolo e che ora tocca a loro esprimere il disagio, la paura, la stanchezza, buttare fuori l'esigenza vitale di aria, di luce, di spazio.

Chiaro esempio di metamorfosi

"Il panico altro non è che un'espressione di fuga mentale, la forza autonoma che cresce dentro di te quando sei in trappola, quando la verità è troppo pesante da reggere, quando l'ingiustizia di questa inevitabile verità non può essere affrontata e dunque l'unica possibile reazione è fuggire, chiudere la mente trasformandoti in un corpo ansante, convulso, in delirio (...)". 
Diario d'inverno, Paul Auster

Avevo una mia verità troppo grande da reggere? Assì? Sì.
Qual era questa mia verità troppo grande da reggere? Perché non ho saputo reggerla? Perché ho paura? Da cosa, da chi, sono scappata finora? Che cosa voglio? Chi ho fatto finta di essere? Che cosa sono realmente? Bum. Sono andata a pezzettini e piano piano li sto rimettendo insieme. Non necessariamente ognuno dovrà tornare al posto che occupava prima. Anzi.


" (...) perché il tuo corpo ha sempre saputo quello che la tua mente non sa, e benché scelga di cedere, sia per mononucleosi o per gastrite o per attacchi di panico, il tuo corpo ha sempre sostenuto gran parte delle tue paure e delle tue battaglie interiori, incassando i colpi a tua la tua mente non vuole o non può reggere". 
Diario d'inverno, Paul Auster


Odio il 2013 per tutto quello che mi ha fatto passare. Un pezzetto di me è grato al 2013 per tutto quello che mi ha fatto passare: mettermi profondamente in discussione, guardare in faccia la paura, risentirla, riviverla. Cadere disastrosamente, rialzarsi. Non c'è un modo soft di passare attraverso il dolore e non c'è un modo di evitare il dolore. Siamo uomini, cresciamo, evolviamo e per farlo passiamo attraverso stadi che ci obbligano ad attaccarci (ad aggrapparci) a identità, certezze e abitudini in cui ci avvolgiamo come in un bozzolo. Ci leghiamo, ma arriva il giorno in cui devi tagliare, recidere o semplicemente lasciar andare. Per esplorare altri territori, per diventare le farfalle che non sapevamo di essere ma che, diamine, abbiamo sempre voluto essere. Per quanto faccia male, aggrappati e poi lascia andare.

Gravity, o "Del lasciar andare"


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