mercoledì 30 gennaio 2013

Gennaio, per favore vai via. Ma aspetta un po'

Gennaio sta finendo e mai più tornerà. E meno male! Il mese è stato piuttosto... intenso. Per me e per tanti amici che ad appena 30 giorni dall'inizio dell'anno invocano (o già prenotano) una vacanza a tutto relax. Eppure, non posso essere troppo avara con il vecchio gennaio, mi ha portato un mucchio di cosine interessanti.

Lasciando perdere nobili intenti e massimi sistemi, i prosaici saldi mi hanno portato molto di buono, tanto per cominciare. Un morbido cardigan di lana bianca, un avvolgente maglione bordeaux e una camicia da boscaiolo che ha il suo perché. Mai avrei potuto prevedere l'acquisto di un gilet di pelo di... nutria, credo, eppure è accaduto. Cosa non si fa per una festa a tema Flower Power...

La scenografia essenziale di "Roméo et Juliette"
firmata da Pia Maier Schriever, Thomas Schenk e Sasha Waltz


Per il sollazzo dell'anima bella che c'è in me, mi sono concessa uno spettacolo alla Scala con il balletto non convenzionale Roméo et Juliette, con le musiche di Berlioz. Non proprio immediato ma di impatto, come la scenografia, composta solo da due parallelepipedi sovrapposti su piani
sfalsati. Incredibile l'interazione tra i ballerini e questo elemento fisso ma mobile: a metà spettacolo i sdoppia e crea una perfetta parete, dove un Roméo disperato si inerpica con forza ed eleganza, dove le ombre sinuose di Juliette di allungano e si moltiplicano. E dire che di primo acchito una scenografia così scarna mi aveva fatto temere... Roméo et Juliette ha ormai lasciato da tempo Milano, ma se mai vi capitasse di recuperarlo, beh, ne vale la pena.

Il capitolo "romanzi dell'anno" si è aperto per niente male e, anzi, prevedo che le prossime letture dle 2013 potranno difficilmente sostenere il livello di quelle di gennaio. Ho cominciato con un classico di Truman Capote che non avevo mai letto, Colazione da Tiffany, poi è toccato a Philip Roth e al suo ultimo romanzo (ultimo proprio perché ha detto di non volerne scrivere più, ma va a sapere se riuscirà a trattenersi), Nemesi. Grazie al cielo la poliomelite in Europa è stata debellata, già iniziavo ad avvertirmi ipocondricamente i sintomi... Ora ho appena iniziato Miele di Ian McEwan, speriamo, intanto l'intervista di Antonio D'Orrico uscita sul primo numero di Sette dello scorso novembre lascia ben sperare (peccato che la detta intervista non sia disponibile online).

Aspettando il Nobel... Philip Roth

Ho assistito alla fortunata prima di Django unchained, The Master (era ancora dicembre però...), Les Misèrables, del delizioso Quartet, dell'indipendente Re della Terra Selvaggia, ho recuperato - grazie al cineforum, ça va sans dire - Argo, che secondo me - qui lo dico e qui lo dico - è un pochinino overrated, e Monsieur Lazhar. Insomma, mi guardo alle spalle e vedo un mese denso e fitto, impegnativo tanto da lasciare un (bel) po' in disparte il mio blog, ma pieno di esperienze con cui avrei potuto riempire una dozzina di post. Zero lamentele, tanta soddisfazione.

martedì 15 gennaio 2013

Credi nel 2013?

A 2013 ormai inoltrato, mi sovviene un'espressione che girava - un po' sui social, un po' sulla bocca di qualcuno - un'allitterazione:  "Duemila e... credici". Ma credere a che cosa?

Della serie "non è vero ma ci credo", credo appunto - o voglio credere - un pochino negli oroscopi, specie quando, per una volta, pare che il 2013 sia l'anno del mio segno zodiacale, Cancro (brutta cosa essere del Cancro, nata di Lunedì poi, e con ascendente in Vergine...). Lo dice Brezsny, lo dice Marco Pesatori, lo dice Paolo Fox, lo dice Branko: qualcuno avrà pur ragione, diamine. Nei loro vaticini parlano di emozioni da ricordare, di traguardi, di serenità. Che male c'è a crederci un po'?

Reminiscenze di anni giovanili portano a galla versi di cantautori pop rock che van dicendo "Credo che ci voglia un dio ed anche un bar" e mi sa che han ragione, o almeno è quello che penso, specie quando esco da quel posto di lavoro che un po' mi aliena e un po' mi appaga da 33 mesi ormai. Lo stesso cantautore prosegue sostenendo "credo a quel tale che dice in giro che l'amore porta amore". Vecchia storia, questa, ma sempre attuale, finché - appunto ci si crede. E si deve crederci. E fu così che la scritta LOVE, in ogni forma e sostanza, mi attira ultimamente come una mosca al miele: su giornali, sui muri, sulle t-shirt e perfino sulle bustine di zucchero. Perché desidero che sia un mantra, un comandamento, un invito, un ammonimento, un regalo. E perché in fondo le risposte che hanno più senso arrivano tutte da quel territorio lì.



Te lo dicono anche le bustine di zucchero...

Pazienza se vi risulta stucchevole, ma se così vi pare, allora vi dimostro un po' di (affettuosa) ironia: appena l'ho letto, l'ho subito condiviso su Facebook. Uno dei necrologi di Mariangela Melato pubblicato da Spinoza.it: "È morta Mariangela Melato. O sta recitando da Dio". E la notizia di questa morte mi ha toccato in quel modo strano, tipico di quando se ne va qualcuno che hai amato (aridaje) senza averci mai bevuto nemmeno un caffè insieme. Come è avvenuto con la Rita Levi Montalcini a fine 2012, solo che per lei, ultracentenaria, ce lo aspettavamo tutti di più, anche se fa male nella stessa misura. E allora credo un po' di più nelle persone: anche se, per trovare una Melato, o una Montalcini, o anche una soltanto fra le mie grandi amiche (per dirvi la mia fortuna), la ricerca è lunga e ricca di incontri poco memorabili o molto indesiderati.

Aspettando il giorno in cui... Ho fatto 13!
 
 
Ma il 13 porta sfortuna o no? Dopo un 2012 bisestile e foriero di funeste profezie, la domanda appare quanto mai superflua. In ogni caso, wikipedia lo presenta come "numero fortunato". E io, manco a dirlo, ci credo.