martedì 20 dicembre 2011

Io Maurizio Cattelan non riesco a odiarlo

Io Maurizio Cattelan non riesco a odiarlo. Non mi riesce di includerlo nella categoria di impostori di successo dotati di furbizia più che di talento. Certo, non credo minimamente a una sola parola di quelle che rilascia nelle sue interviste. E ha pochi degni rivali nel giostrarsi nel circo dell'arte contemporanea, fatto tanto di marketing quanto di creatività. Trovo le sue opere geniali e pazienza se quando avrò 90 anni ci ripenserò e mi darò della stupida. Immagino che a quell'età ci si dolga per ben altri dispiaceri… sicché, piuttosto, spero di dolermi proprio per il giudizio su Cattelan. Ma ora di anni ne ho molti di meno, soldi in tasca sempre pochi, ed è per questo che vorrei essere dotata di un economicissimo mezzo di teletrasporto per fiondarmi al Guggenheim di NY, dove fino a gennaio Catto-Cattelan, come lo chiamo io affettuosamente e cacofonicamente, è in mostra con "l'umilissima" retrospettiva All 

Veduta della mostra All


Il Guggenheim è uno spazio che potrebbe restare tranquillamente vuoto. Tanto brutto fuori (assomiglia in effetti a un water, date un'occhiata all'immagine qui sotto...) quanto sbalorditivo dentro. Paradossalmente, non è adatto a ospitare mostre, provate voi a guardare un quadro o una statua dal suo pavimento inclinato e poi ne riparliamo. Inclinazione dovuta alla sua celebre struttura a spirale, pensata da Frank Lloyd Wright e con la quale gli artisti come Cattelan vanno a nozze. Quella salita a spirale riempie, grazie ai suoi vuoti, l'architettura del museo ed è riempiendola delle sue opere che è stato creato il "non-percorso" espositivo della mostra All. Dal lucernario dell'edificio pendono decine di cavi, a cui sono agganciate La nona ora, l’Hitler genuflesso e tutti gli altri grandi lavori dell'artista che lasciano a bocca aperta per motivi più diversi.

Il mitico museo Solomon R. Guggenheim

Non potendo volare a NY, dovrò accontentarmi di tornare a visitare il super dito medio di Piazza Affari, altrimenti ribattezzato L.O.V.E., miracolosamente sopravvissuto ai milanesi perbenisti che - chissà - saranno talmente incazzati con la finanza da aver pensato che "quanno ce vo', ce vo'".


L.O.V.E. davanti a
Palazzo Mezzanotte

Oppure potrei comprare (farmi regalare?) il catalogo – bibbia dell'esposizione americana, edito da Skira, che ho sfogliato con soddisfazione qualche giorno fa alla libreria Rizzoli di Galleria Vittorio Emanuele. In qualunque momento potrei invece ripensare a quella volta che visitai la mostra Mapping the studio di Punta della Dogana a Venezia. In una sala c'era una serie di nove sculture in marmo di Carrara firmate da Cattelan: rappresentavano altrettanti cadaveri ricoperti da un lenzuolo. Non ci sono parole per descrivere la sensazione che ho provato in quell'istante. Terrore, attrazione, curiosità, angoscia, dolore. Tanto mi basta per perdonare ogni presunta cialtroneria a Maurizio Cattelan.


9 sculture, marmo bianco di Carrara
Courtesy of Maurizio Cattelan Archive. © Palazzo Grassi
    

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