lunedì 31 dicembre 2012

Quel che è letto è letto / Libri 2012

Ritratto - sfocato tanto quanto quello omologo del 2011 -
delle letture del mio 2012
Tu sei quello che leggi! A guardare i libri sfogliati, letti con attenzione e con amore (titolo più, tiolo meno) in quetso 2012 non si direbbe sia stato l'anno in cui presi marito: vero è che l'impegno dei preparativi e la voglia di far niente a un mese prima del sì hanno falcidiato le mie letture estive (agosto e settembre sono stati mesi aridi, aridissimi. Me l'avessero annunciato nel 2011 non ci avrei mai creduto), ma sono stata abbastanza brava da evitare qualsivoglia manuale della giovane sposa. O della sposa e basta.

Bando alle ciance: se non riusciste a decifrare i dorsi di copertina qui sopra immortalati, sappiate che il mio 2012 è iniziato con una lettura un po' didattica, cioè con Nelle ombre di un sogno. Storia e idee della fotografia di moda (Bruno Mondadori) di Claudio Marra, molto interessante e istruttivo, per niente noioso. Poi sono passata alla autobiografia di Diane Keaton, Oggi come allora, ma questo già lo sapete. Le bio dell'anno non sono finite qui, perché poi è stato il turno di Edith Piaf (Au bal de la chance). Diana Vreeland (DV) e Andre Agassi con il suo mitico Open che ha scalato le classifiche per tutto il corso del 2012, strameritatamente - secondo me.

In mezzo sono passate vecchie conoscenze come Amélie Nothomb (Uccidere il padre) o recuperando vecchie, vecchissime uscite di un certo successo come Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte (tanto promettente al principio, quanto deludente alla fine, lasciatemelo dire), Diveded Kingdom che mi ha fatto scoprire di essere Sanguigna (avrei detto Malinconica, va a sapere), e il fu Premio Strega Storia della mia gente di Edoardo Nesi che mi ha fatto venir voglia (ancora di più) di piangere del presente.

Dopo essermi innamorata di Jane Eyre in coda al 2011, ad aprile ho letto finalmente Cime tempestose, come mi ero ripromessa. Mi dispiace molto per le sostenitrici di Emily Brontë, ma l'eroina di sua sorella Charlotte resta senza pari. Quell'Heathcliff mi dava tanto ai nervi da ossessionare le mie colleghe, le quali carinamente mi sfottevano: "Allora, l'hai finito Cime di rapa?". Poi mi sono concessa anche la lettura del postumo di Francis Scott FitzgeraldGli ultimi fuochi, uscito con una nuova traduzione e (orrore) nuovo titolo: L'amore dell'ultimo milionario, con una copertina talmente brutta da farlo sembrare un romanzetto per signore. Ma Fitz è sempre lui, persino in un romanzo postumo. Ergo: buon proposito per il 2013 è leggere finalmente Tenera è la notte, l'ho comprato nel 1999 ed è ancora vergine. Shame on me!

All'appello mancano L'attimo in cui siamo felici, un delizioso campionario della felicità secondo la gente comune - vera o fittizia - raccolto da Valerio Millefoglie, poi Dio la benedica, dottor Kevorian di Vonnegut (memo per il 2013: più Vonnegut, pù Vonnegut!) e una mini raccolta di articoli scritti da Françoise Sagan intitolata Il tubino nero: delicato ma sarcastico, ti fa incontrare un mucchio di persone che avresti voluto conoscere, Yves Saint Laurent, Peggy Roche, Bettina Graziani. Ultimo, ma non ultimo, Una certa idea di mondo, che mette insieme quelli che per Alessandro Baricco sono stati le sue più belle letture (romanzi, saggi, bio) degli ultimi 10 anni. Se non sapete cosa leggere nel prossimo anno, ripartite da lì.

venerdì 28 dicembre 2012

Quel che è visto è visto / Film 2012


Come già nel 2011, agli sgoccioli dell'anno faccio il punto sulle mie visioni cinematografiche trascorse. Un'operazione che un po' (mi) diverte e un po' (mi) restituisce l'immagine della spettatrice che sono. Tenuto conto che alcuni film sono stati visti in proiezione stampa, diciamo... per dovere va', privilegio che talvolta può essere un sogno, talvolta una penitenza... Prima di cominciare, qualche noiosa puntualizzazione: i film sono divisi per mese di distribuzione, non di effettiva visione. Molti titoli infatti sono stati visti in autunno all'amato Cineforum Bareggio, mentre nessuno è stato visto in tv (con un'eccezione), nessunissimo è stato scaricato. E non lo dico per pararmi le chiappe ma perché i film si vedono rigorosamente al-ci-ne-ma. In tv è tutta un'altra storia... In ogni caso, ricordate: i giudizi sono assolutamente personali!


Gennaio
J. Edgar: voto 6 
L'annata inizia con una certa pesantezza (nel senso negativo del termine).
Le biopic di personaggi controversi mi intrigano, ma dal forno di Eastwood stavolta esce un polpettone bell'e buono. Burp!

Shame: voto 6 e 1/2
Va bene che c'è Michael-Tanta Roba- Fassbender, ma qui il troppo stroppia.
Visto un paio d'ore prima del primo appuntamento con il corso per fidanzati della parrocchia. Azz!
 
La talpa: voto 7 e1/2 
Un amico su Facebook mi ha scritto che del regista Tomas Alfredson vedrebbe qualsiasi cosa, anche eventuali filmini della prima comunione purché da lui girati. L'amico in questione ha ragione.
 
The help: voto 6/7
Decisi di andare a vederlo al Mexico, dopo una giornata lavorativa sciatta. Beh, fu l'unica cosa buona della giornata. Attenzione però: alto tasso di retorica.

L'arte di vincere: voto 7
Brad Pitt fa il perdente anche quando gli riesce di vincere. La sua bimbetta è una cantautrice in erba che scrive questa adorabile canzone. Incoraggiante, struggente, di basso profilo. Ci piace.

The Iron Lady: voto 7
La Thatcher è una stronza, Phyllida Lloyd pure, che mi fa piangere raccontandomi la storia di 'sta stronza epica.

I recuperati (al Cineforum)
This is England. Pesante: nell'accezione positiva del termine. La violenza: come e perché. E perché non (ci) dovrebbe essere.

Febbraio
Hugo Cabret: voto 7 e 1/2
Parigi, il 3D con un senso, la magia del cinema e dei sogni.
Martin Scorsese in forma. Altro?

... E ora parliamo di Kevin: voto 7 e 1/2
Un pugno nello stomaco, immagini che ti porti dentro per un pezzo. Odio atavico, amore atavico, tutta la caducità dell'essere umano e la potenza del cinema.
Quello che ho scritto non ha senso: dovete vederlo. 

Paradiso amaro: voto 7 e 1/2
Clooney cornuto e goffo alle Haway, qui in versione "non da cartolina". Per qualcuno è la regia perfetta, fate vobis. Ma il ritmo è un po' così.

Un giorno questo dolore ti sarà utile: voto 6
Se avessi avuto 14 o 15 anni ne avrei avuto sicuramente un'altra opinione.
Migliore, credo.

Quasi amici: voto 7
Grasse risate, qualche lacrima. Grande commedia. Un film paraculo.

Da recuperare: Cesare deve morire

I recuperati (al Cineforum) Miracolo a Le Havre, molto acuto. Resta il fatto che devo praticamente obbligarmi a vedere i film di Kaurismaki. Le idi di marzo, ovvero: se il Giulio Cesare di Shakespeare è ancora attuale c'è di che disperarsi per il genere umano... bravo Georgino Clooney.

 
Marzo
Young adult: voto 6/7
Jason Reitman prende la storia di Juno e la capovolge: là una ragazzetta più grande della sua età in un mondo di adulti rinko, qui una trentenne mai andata oltre il liceo. Ottima Charlize Theron.

E' nata una star?: voto 6
Non mi ricordo granchè tranne il bel villaggio alle porte di Torino dove era ambientato. Tema spinoso trattato con cura da sceneggiatori e regista che mai lo fanno scadere nel volgare.

Romanzo di una strage: voto 7
Per quelli della mia generazione è da vedere, per far memoria e non solo. Per chi c'era... anche.

Il mio migliore incubo: voto 5
Isabelle Huppert si fa dare del "culo rinsecchito", per il resto.. Isabelle, che ci fai lì?!

Aprile
Piccole bugie tra amici: voto 6
Commedia che vorrebbe ma non può. Lunga, lunghissima, in-fi-ni-ta.

Bel Ami: voto 5
Il farabutto di Maupassant meritava più di Robert Pattinson. Punto.

George Harrison: living in the material world: voto 7
Lungo, lunghissimo, in-fi-ni-to doc. di Martin Scorsese,
che riesce nel tentativo di farvi innamorare di G.H., nel caso non lo foste già.

Hunger: voto 7 e 1/2
Aridaje Michael-Tanta Roba-Fassbender. Se penso a questo film mi viene in mente una farfalla: elegante, dosata, bella da guardare. Bravò al regista.

Da recuperare: Diaz (quando ne avrò il coraggio)

Maggio
Hunger games: voto 6/7
Il principio di una saga cinematografica che potrebbe conquistarmi (finalmente!).

Sister: voto 6 e 1/2
L'ho trovato un pochino... manieristico. Il problema in realtà è che è il tipico film che mi fa venire il mal di pancia dall'ansia. Problema mio
 
Margin Call: voto 6
Wall Street sulla via della redenzione. Troppo tardi.

Molto forte, incredibilmente vicino: voto 7
La storia acchiappa, lacrima facile, pure troppo.
Von Sydow impagabile, Sandra Bullock evitabile.

Giugno
Love & secrets: voto 5
Mio dio! Non ci ho dormito la notte!
Come avete osato prendere Ryanino Gosling e trasformarlo in un pazzo psicopatico?!
E che si veste da donna!!!

Adorabili amiche: voto 3
Un mio amico, seduto a fianco a me alla proiezione, l'ha definito "Il bello delle donne. Al cinema". Che è peggio, aggiungo io. Jane Birkin nel cast: ma perché??!

Da recuperare: Marylin, W.E. (ne sono assolutamente curiosa),


Luglio
The way back: voto 7 e 1/2
L'Odissea dell'Uomo nella Storia. La natura è tra i personaggi principali. Vedetelo!

La memoria del cuore: 5
Come si fa a non pensare a... Gli occhi del cuore?!
E c'è pure Channing-Bisteccone-Tatum, il sex symbol del futuro. Ma Per Favore!

Agosto
Il Cavaliere Oscuro: il ritorno: voto 5 e 1/2 
Batman fa a a cazzotti come neanche la premiata ditta Bud Spencer - Terence Hill,
Anne-gatta morta-Hataway ha le gambe rotanti di 360°. Uscirete dal cinema desiderando ardentemente una moto. E con tanta nostalgia di Heath Ledger.

Settembre
Che cosa aspettarsi quando si aspetta: voto 5 e 1/2
Aspettatevi tanti luoghi comuni sulla gravidanza.
 
Da recuperare: Woody
(Maestro perdonami, ero in viaggio di nozze al momento dell'uscita del doc. nelle sale
e al mio ritorno già spariva dalle medesime...)

Ottobre
Skyfall: voto 7
Quanto mi piace questo nuovo ciclo di Bond!
Le rughe della vecchia M mi mancheranno da morire...
 
Da recuperare: Un sapore di ruggine e ossa + Cogan + Io e te + Amour

Novembre
Hotel Transylvania: voto 5
Mio nipote ha sei anni.
E grazie a lui ho testato la differenza tra i film di animazione Pixar e quelli che no.

Paris-Manhattan: voto 6
Commedia senza pretesa per donnette romantiche. Da vedere da sole o accompagnate da amiche in vena di romanticismi senza arte né parte. Sapevatelo!

E la chiamano estate: voto 3
Il capolavoro trash da guardare con gli amici. Preferibilmente sbronzi.

Di nuovo in gioco: voto 5 e 1/2
Eastwood recita nel film del suo pupillo. Recita la parte del vecchio burbero: ma va'?
 
Da recuperare: Argo + 7 Psicopatici + Acciaio +
 La sposa promessa + Ali ha gli occhi azzurri + Il sospetto

 
Dicembre The Grey: voto 5
Un film che ti lascia addosso la paura dei lupi è già qualcosa. O no? 
 
*Mio dio, davvero non ho visto altro, questo mese?!
Ah, no: al Cineforum ho visto finalmente Una separazione: il caos della vita portato al cinema, da vedere e rivedere che c'è sempre da da imparare.
E poi, ecco l'eccezione, in tv ho visto The Beginners: un film delizioso, in cui dolore e amore si mescolano strizzando l'occhio a certa estetica... indie, passatemi l'espressione. Va' a sapere se il grande schermo lo avrebbe esaltato o tutto il contrario.
 
Da recuperare: Moonrise Kingdom + Diana Vreeland l'Imperatrice della moda

giovedì 27 dicembre 2012

Il Natale dopo Natale (e prima)

Natale, Natale. Io lo amo, anzi no lo odio. Mi fa schifo, l'adoro, che orrore! Non vedo l'ora che passino 'ste feste.... Se ne sentono di ogni, a riguardo di questa festa tanto amata da piccini, per poi essere dileggiata quando si diventa grandi.

La morte dello spirito natalizio

Mai come quest'anno ho avvertito poco lo spirito natalizio (che, a mio avviso, consta di: una particolare sensibilità e predilezione alla comprensione, al perdono, alla gentilezza, a una sana leggerezza), salvo poi recuperarlo in zona Cesarini alla Vigilia. Meno male! Perché, qui lo dico e qui lo dico, credo che l'odio, l'indifferenza o l'insofferenza per questa festività sia sintomo di qualcosa che non va. Motivi per temere il 25 dicembre ce n'è più di uno: le tavolate pantagrueliche, dove sei il numero uno se ti ingozzi di cibo al limite della nausea; ci tocca sopportare (per un giorno uno, che pare infinito) i parenti che non sopportiamo mentre gli amici più cari sono lontani e difficilmente si riuscirà a incontrare perché Natale con i tuoi, e poi l'ansia da prestazione del regalo, eccetera eccetera... Però, però. Però resto convinta che l'odio per questa giornata sia il segnale di uno spirito che ha perso la speranza, che crede o - peggio - a cui non importa credere che ci sia una luce. Una luce che persista e resista tenacemente accesa, seppure circondata ogni giorno di più dall'oscurità e dalla tenebra.



Per me, che sono cattolica, il Natale è il Natale di Gesù, è il giorno in cui la speranza vede la luce e si concretizza, è l'inizio di una storia di salvezza, è l'invito ad alzare lo sguardo oltre il muro di brutture, di squallore che insozza la nostra quotidiana realtà e puntare a un orizzonte differente: limpido, vivace, migliore. Illusorio, dirà qualcuno. Io credo di no, e credere vol dire avere fede, vi auguro e mi auguro di avere e mantenere fede in quell'orizzonte lì. Questo è il mio augurio, o il mio pippotto del 27 dicembre. Perché proprio il 27 di dicembre e non il 25 stesso? Perché Natale dovrebbe essere tutto l'anno, almeno 5 minuti al giorno. Auguri!

domenica 23 dicembre 2012

Un inutile post... post - fine del mondo

Sono stata stritolata dalla morsa della vita moderna, e la fine del mondo tanto paventata s'è risolta in un nulla di fatto (espressione che, non riesco a fare a meno di ricordare quando la uso, era solita di Mike Bongiorno in una trasmissione dimenticata, Bis!), lasciandomi con: stati febbrili, stress a palla, blog poco o niente aggiornato. Eppure vi dovevo dire un mucchio di inutilissime cose!


GBG davanti a una delle sue fotografie,
forse una tra le più note

Per esempio che Gianni Berengo Gardin si è portato a casa un bell'Ambrogino d'oro lo scorso 7 dicembre, che ebbi il piacere di intevistare oramai un bel po' di tempo fa. L'intervista la leggete qui.

Franco Trentalance
Vecchie conoscenze "mediatiche" ritornano: alla Grande Sfida di inizio dicembre non ho visto soltanto del gran bel tennis, ma ho rivisto il protagonista di una delle mie interviste più sorprendenti quella a Franco Trentalance- e so già che si sprecheranno i doppi sensi. In ogni caso, la sua bio Trattare con cura è stata davvero una bella lettura, la cui pubblicazione fu la scusa per incontrarlo davanti a un caffè, io in compagnia del mio amico Ivan, ne nacque una conversazione che - ricordo - spaziò dal Vangelo al mondo del porno ai tempi di YouPorn, alle donne milanesi a... potete immaginare. Beh, insomma, è una piacevole lettura, ve la consiglio, in particolare l'apparato finale, dove vengono riportate le recensioni di Francuzzo alle scene di sesso dei film più famosi. E allora? E allora niente, prendete casomai questo pezzetto di post come un personale e tardivissimo omaggio alla memoria del fu Riccardo Schicchi. E se non vi basta, pazienza.

mercoledì 12 dicembre 2012

Vestiamoci bene, si va al cinema (con Diana)

Mentre Milano frigge di atmosfera natalizia nonostante il termometro a meno quattro, mentre la rete rimbalza tweet-post-news sull'imminente fine del mondo, il mondo stesso va avanti. E ogni tanto stupisce e sorprende. Con piccole cose, ça va sans dire, come il docu-film su Diana Vreeland appena entrato nel circuito delle sale cinematografiche, destinato a restarci per pochi, pochissimi giorni. Con poca inventiva il titolo in questione è nientepopodimeno che: Diana Vreeland. L'imperatrice della moda, con tante grazie a Valentino. The last Emperor, altro doc di qualche anno fa. Inutile dire che in lingua originale il film ha il nome è ben più evocativo: Diana Vreeland: The Eye Has to Travel.


La vecchia D. al cinema e presto in dvd

Visto che proprio la vecchia D. era stata - con la sua biografia - protagonista di uno degli appuntamenti della mia serie Io, tè e un buon libro, mi sembra doveroso informarvi che la pellicola di Lisa Immordino è impegnata in un tour nelle sale italiane - oggi è a Bologna, al Lumière, per esempio - mentre proprio a Milano la potete vedere (per ora) al cinema Arcobaleno di viale Tunisia. E qualcosa mi dice che presto il film uscirà in dvd per Feltrinelli...

mercoledì 5 dicembre 2012

Gli italiani preferiscono le mostre

Scrivendo di tennis anche per Milanodabere.it (scrivendo questo, per la precisione), mi sono imbattuta in una news in arrivo da una fonte quanto meno "noiosa" se non irritante: il sito della SIAE. Del resto, ancora associo la Società Italiana degli Autori ed Editori al dazio consistente che ho dovuto sborsare per avere un sano accompagnamento musicale al mio matrimonio... Comunque, la notizia in questione è l'ultimo report sulle attività di spettacolo in Italia, dati che fotografano l'andamento di cinema, sport, concerti, mostre, etc. tra gennaio e giugno 2012. Non vado matta per i numeri, ma qualche statistica, qualche percentuale ogni tanto (ma solo ogni-tanto) non mi dispiace.

Show me the moneeeeeyyyyyy

E così apprendo che i campioni di incassi nei settori di cinema, teatro, musica e concerti sono, rispettivamente: Benvenuti al nord, con Claudio Bisio; Tutto suo padre, di Enrico Brignano; il concertone di Madonna a San Siro del 14 giugno.

In generale, le vendite di biglietti di cinema, teatro, concerti e manifestazioni sportive hanno sofferto un calo, chi più chi meno, mentre per le mostre si registra un vero e proprio boom:
  • ingressi +4,81%
  • spesa al botteghino +16,94%
  • spesa del pubblico +109,56%
  • volume d'affari +103,50%
Passiamo spesso come un popolo di pecoroni ignoranti, che non legge un libro manco a piangere eppure, noi italiani, a quanto pare, amiamo andar per mostre. C'è ancora speranza! Stupisce poi sapere che al trend negativo registrato dagli spettacoli teatrali sfugge il settore della lirica:
  • spettacoli +4,84%
  • ingressi +12,68%
  • spesa al botteghino +11,18%
  • spesa del pubblico +11,27%
  • volume d'affari +11,27%.

L'opera più vista? Gli Italiani preferiscono la Tosca di Giacomo Puccini.

Un poster della Tosca



[A proposito di statistiche...]

domenica 2 dicembre 2012

E poi venne il tennis dal vivo

Ieri pomeriggio ho assistito alla prima partita di tennis della mia vita dal vivo. Non era un vero e proprio match ma La Grande Sfida: ovvero una manifestazione senza scopo di premio in cui si sono fronteggiate Ana Ivanovic vs Roberta Vinci, poi Maria Sharapova vs Sara Errani, infine le quattro in un doppio: ciascun match fatto di un solo set. Insomma, come prima volta non è andata proprio male.

Questa non è una foto de La Grande Sfida 2012,
è una bella foto di Vincent Laforet
Benché non mi sia mai cimentata a rete racchetta alla mano, so che giocare a tennis è come giocare a scacchi sparandosi pallettate a 150km/h, correndo a destra e a sinistra, avanti e indietro sul campo, magari per ore. Devi essere il braccio e la mente e devi esserlo "da- so-lo" a ogni set, a ogni match, in ogni singolo minuto di allenamento. Lo so da quando iniziai a seguire il tennis alla tv a fine anni '90 su quello che allora era Telepiù (che poi divenne Sky: preistoria): il mio torneo preferito era il Roland Garros, poi venivano gli open degli Stati Uniti, quelli d'Australia e infine Wimbledon (il che è un'anomalia, lo so). Finita l'Università, addio tempo libero, addio tennis in tv. Chissà, forse non ci tenevo abbastanza. Tra gli eventi memorabili di quel tennis televisivo, ricordo una serata in cui miracolosamente la mia famiglia (tutta intera, fratello e padre calciocentrici compresi) restò avvinghiata davanti allo schermo per sbranare con gli occhi un match interminabile, credo fosse Roddick - Nalbandian, US Open 2003, ma non ne sono sicura. Il fatto è che - straordinariamente - nessuno fiatò, nemmeno per obiettare che su un altro canale c'era il tg (sacro!).

Questa invece, come potrete notare dalla differenza
con la precedente, è una foto scattata da me de La Grande Sfida 2012.
Per darvi un'idea della mia visuale

Poi è arrivata la fenomenale bio di Agassi, Open, poi la pubblicazione di due saggi sul tennis di David Foster Wallace, Il tennis come esperienza religiosa, e mi si è accesa una mancanza. Proprio DFW mi ha punto sul vivo: mi fa notare che non è possibile cogliere la grandezza di questo sport (e la straordinarietà dei suoi campioni) finché non lo vedi dal vivo. Sicchè, mi sono detta, non potevo bucare l'unico evento tennistico alla mia portata e cioè a Milano e cioè: La Grande Sfida. Milano ce l'aveva un torneo, era indoor e rientrava negli International Series, ma dopo aver visto le vittorie di Borg, McEnroe, Lendl e compagnia (anche di Federer nel 2001), ha chiuso i battenti nel 2005. Nel 2011 la mia città si riprende un pezzetto di spazio nel tennis internazionale con  la manifestazione di cui sopra: forse piccola rispetto ad altre ma grande per sforzi e intenzioni. L'anno scorso hanno giocato le sorelle Williams, Schiavone e Pennetta. Quest'anno è toccato a Sharapova-Ivanovic-Errani-Vinci.

David Foster Wallace, fu anche tennista

Sono state tre ore per me semplicemente wow!.Le due italiane sembravano due nane contro la russa e la serba, appena le vedi entrare in campo nei rispettivi singolari pensi che non hanno chance, che farebbero anzi meglio a scappare a gambe levate. E invece sono un concentrato di energia e buon gioco, ci credono e ce l'hanno scritto nei dritti e nei rovesci. I primi punti di ogni set volano via in fretta, i colpi sembrano riflessi incondizionati, poi il gioco diventa più... mentale. Il braccio si fa più succube della mente e la fatica costringe la testa a elaborare un piano per far fuori l'avversario prima che le tue gambe si schiantino a terra. Si trattava di una esibizione sportiva, non c'erano premi in palio, né glorie particolari, eppure l'istinto agonistico non si può mettere da parte. E così la Sharapova si risente per una palla "chiamata dentro" mentre lei era convinta del contrario, le (sue) prime di servizio sfiorano i 190 km/h, non poche risposte lasciano senza fiato, per non parlare di palle corte e smorzate, demi volée. Se poi vi interessa la mia umilissima opinione, ho trovato che Roberta Vinci abbia giocato molto meglio della Errani, la Sharapova imbattibile rispetto a tutte le altre (praticamente domina il campo, e mi direte: con quelle gambe lì! Beh, Ana Ivanovic non è mica un umpa lumpa ma - almeno ieri - non ha dato esattamente la stessa impressione).

È stato uno spettacolo divertente e appassionante, insomma. Nonostante le ragazze in campo non abbiano deliziato la platea con un balletto come fecero l'anno scorso Williams & Co., pare tra l'altro che tale mancanza abbia deluso soprattutto i giornalisti sportivi maschi in tribuna stampa ("La Sharapova è troppo algida per concedersi a queste cose", ha sentenziato un collega), e infatti c'è chi ha scritto che più che Grande Sfida si sia trattato di Grande Noia: parere un po' troppo estremo. Pace. Lo spettacolo c'è stato e ha entusiasmato un Forum di Assago quasi al completo. Ciò significa che:
  1. il tennis gli italiani lo seguono (e lo praticano, i piccoli soprattutto);
  2. c'è una fame di tennis che in Italia non trova mense;
  3. forse forse forse forse qualcosina sta cambiando, visto che l'evento è stato trasmesso sul Sky Sport 1, riservato per tradizione al calcio;
  4. il tennis femminile dà risultati (e di questo si parla già da un po') e c'è da baciarsi i gomiti per questo, ma... che si fa se e quando i risultati non arrivano? Esempio: mettiamo che nel 2013 non si mette in luce nessuna giocatrice italiana in particolare (facciamo gli scongiuri del caso), chi invitiamo alla prossima Grande Sfida?
  5. voglio i biglietti per la prossima Fed Cup Italia/Stati Uniti a Rimini (9 e 10 febbraio - ricordate che il Natale si avvicina, grazie).
Confermo l'emozione del tennis vissuto praticamente a fondocampo, dove lo schiocco della palla sulla racchetta ha un sapore decisamente particolare, gusti il sibilo della palla sparata dalla parte opposta della rete, "vedi" i mugugni dei giocatori che si fanno il mazzo. E soprattutto confermo, capisco e ringrazio (ancora una volta) DFW quando scrive:

"La grande intuizione di Schtitt, sua grande attrattiva agli occhi del defunto padre di Mario: Il vero avversario, la frontiera che include, è il giocatore stesso. C'è sempre e solo l'io là fuori, sul campo, da incontrare, combattere, costringere a venire a patti. Il ragazzo dall'altro lato della rete: lui non è il nemico: è più il partner nella danza. Lui è il pretesto o l' occasione per incontrare l'io. E tu sei la sua occasione. Le infinite radici della bellezza del tennis sono autocompetitive. Si compete con i propri limiti per trascendere l'io in immaginazione ed esecuzione. Scompari dentro al gioco: fai breccia nei tuoi limiti: trascendi: migliora: vinci. Ecco la ragione per cui il tennis è l'impresa essenzialmente tragica del migliorare e crescere come juniores serio mantenendo le proprie ambizioni. Si cerca di sconfiggere e trascendere quell'io limitato i cui limiti stessi rendono il gioco possibile. È tragico e triste e caotico e delizioso. E tutta la vita è così, come cittadini dello Stato umano: i limiti che ci animano sono dentro di noi, devono essere uccisi e compianti, all'infinito".

Lo scrive in Infinite Jest: se vi spaventa per la mole (e a me spaventa), leggete almeno Il tennis come esperienza religiosa. Ringrazierete il buon vecchio DFW per le perle, come sempre.