venerdì 3 febbraio 2012

The Artist, Hugo Cabret. Riflessione sul cinema

Il mese che separa la cerimonia dei Golden Globes da quella degli Oscar (il prossimo 26 febbraio) è fitta di premi meno prestigiosi internazionalmente ma di indiscussa qualità: ci sono i SAG e i DGA, per dirne un paio. Quest'anno la cifra comune a tali riconoscimenti ufficiali (o alle rispettive nomination) è la presenza fissa di due titoli: The Artist e Hugo, in Italia uscito con il titolo di Hugo Cabret.

Jean Dujardin e  Bérénice Bejo
splendida coppia in The Artist 
Il primo in particolare ha fatto molto parlare di sé, del resto un film (quasi intermante) in bianco e nero e muto sul grande schermo non si vedeva da un po'. A chi verrebbe in mente di realizzare una pellicola di tal fattura nel 2011? Al regista francese Michel Hazanavicius, per esempio. Costui è un furbetto o un genio? A ciascuno la sua opinione, certo è che un'operazione simile fa pensare facilmente a uno sterile esercizio di stile. Un esercizio molto ben riuscito perché, diciamolo: The Artist è un film elegante, entra nel cuore con il solo potere delle immagini. L'assenza di audio non è sopperita nemmeno totalmente dai sottotitoli, eppure sa essere un film estremamente comunicativo. Vedere per credere. Ebbene? Mi sono fatta l'idea che The Artist sia un forte richiamo al far cinema come si deve:, che ridia valore a una buona sceneggiatura, l gusto di far emozionare il pubblico, alla capacità di costruire un film sull'immagine. Che sia però un'immagine "giusta", calzante, come per poeti e narratori era (dovrebbe essere?) la ricerca "du mot juste".

Asa Butterfield
protagonista di Hugo Cabret
In simili pensieri ero immersa qualche giorno fa, quando sono stata a vedere Hugo Cabret, primo film in 3D di Martin Scorsese. Già, il 3D: ci può essere tecnologia più lontana dalla semplicità di un film muto e in bianco e nero? Eppure, a mio avviso, i due film si assomigliano molto per la fedeltà dimostrata dai due registi nei confronti del potere del Cinema e dell'immagine. Il 3D di Scorsese non è affatto fuori luogo perché si serve dell'ultimo dei trucchi di Hollywood per confezionare quel prodotto magico che è un film: è strumento, non fine. Scorsese e Hazanavicius credono nell'arte e nell'artigianalità del Cinema e, con stili ben diversi, con omaggi e citazioni cinefile sapientemente dosate nelle loro pellicole, lo testimoniano. E noi spettatori non dobbiamo fare altro che rimanere incantati da tanta bellezza. God save the Cinema.

P.S. Al termine della proiezione stampa di Hugo Cabret, in sala sono partiti gli applausi dei giornalisti. Prima timidi, poi convinti. E vi assicuro che non succede proprio tutti i giorni...

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