venerdì 29 marzo 2013

Fenomenologia della proiezione stampa/3 Cappuccino e cinema

"Cinema e vampirismo hanno molto in comune", diceva Gianni Canova all'inaugurazione della mostra su Dracula in Triennale. Ed è quello che penso ogni volta che esco da un cinema prima delle 12.30, fresca - ça va sans dire - di anteprima stampa. Non è raro infatti che vengano pianificate al mattino. I primi tempi la cosa mi lasciava interdetta. Fa parecchio strano arrivare al tè delle cinque (per dire) e potersene uscire con frasi del tipo: "Sai, sono stata al cinema stamane...".

Ad andare al cinema di mattina ci si fa il callo, resta la sensazione che sia un enorme privilegio: poter pensare che gran parte degli adulti sono chiusi in un ufficio a sclerare per i soliti motivi, mentre noi si sta in quello che è un po' un parco giochi della mente.


In genere le anteprime riservate ai giornalisti le organizzano nei cinema del centro milanese: Apollo e Odeon per intenderci (anche perché altre sale, nel centro storico, non esistono quasi più e a tal proposito vi invito a farvi un giretto qui). Dovessi scegliere però il cinema prediletto per queste proiezioni, risponderei l'Anteo. Non lo raggiungo più facilmente degli altri due, anzi. Per arrivarci scendo dalla metro a Moscova (linea verde, non rossa... ahi ahi ahi) e mi tocca percorrere un tragitto (Corso Garibaldi) dove il livello di tamarreide (à la Corona, per intenderci) si attenua giustappunto solo nelle ore del mattino.

Intanto a favore dell'Anteo c'è che, superato Princi (e il suo fantastico cappuccino), superato il Radetzky (brrr...), superato pure Aldo Coppola, si svolta in via Marsala, e poi in via Milazzo e qui  prima di arrivare al cinema si costeggia una scuola dell'infanzia. L'edificio ha un piano seminterrato, con altissime finestre che arrivano al livello del marciapiede, passando si vedono le aule. Spesso le proiezioni iniziano intorno alle 10, così capita non di rado che laggiù, protetti dal solito tran tran, i bambini siano impegnati nelle loro attività. Capita poi sulla via del ritorno, usciti dall'Anteo, li si veda pranzare. Questa piccola e fugace esperienza mi mette di buon umore per almeno 5 minuti.

Perché penso a com'ero io alla loro età (oddio, sto invecchiando!), perché penso a quanto si stiano divertendo (spero), perché penso a come sarebbe la mia vita se avessi continuato i miei studi sulla linea retta che dall'istituto magistrale (ok, sono vecchia) avrebbe dovuto in un'aula a insegnare forse proprio a quei bimbi (forse sono loro, ora, a pensare brrrr...). Reminiscenze dell'infanzia, nostalgia, fuga dalla realtà ed endorfine (o adrenalina) scaricate dalla visione cinematografica si mescolano. E anche questo è la magia del cinema (in anteprima riservata).


1 commento:

  1. Dal "penso a com'ero io alla loro età" poi si passa al "penso a quando mio/a figlio/a sarà su quei banchi".
    Lì ci sarà il vero cambiamento.

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