Redford e Farrow nel film del 1974 |
Struggente, malinconico, tragico ed eroico il personaggio di Jay Gatsby. Costruisce ostinatamente il suo destino in direzione verticale, cercando di allontanarsi il più possibile da un punto di partenza fatto di umili origini, rinnegando il suo vero nome, James Gatz, con un unico obiettivo: l'amore della bella, ricca (e vanesia) Daisy. Ricchezza e successo sono gli unici mezzi per raggiungerlo, restano meri strumenti. Per toccare Daisy, per averla solo per sé occorre prima salire tutti i gradini della scala sociale. Ma, proprio quando Gatsby sta sfiorando il suo sogno, tutto svanisce nel peggiore dei modi. Il destino non si costruisce esclusivamente con le proprie mani.
DiCaprio e Mulligan nel film di Baz Luhrmann |
"I suoi genitori erano contadini fossilizzati e falliti: la sua fantasia non li aveva del resto mai accettati come genitori. La verità è che Jay Gatsby di West Egg, Long Island, era scaturito da una concezione platonica di se stesso."
E poi il finale:
"Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia… e una bella mattina… Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato."
Passato, futuro: oggi mi agitano sentimenti discordanti nei confronti di questo e di quello e mi chiedo se ci sia nella nostra generazione e in quelle nuove uno slancio così forte verso il futuro tanto forte da considerarlo "orgiastico". Poi penso che in fondo i tempi cambiano, ma ogni generazione conta il suo Gatsby, nutrito di ambizioni e con i suoi sogni a cui la vita fa lo sgambetto.
P.S. A proposito di passato e futuro: immagino che quando uscirà il Gatsby di Luhrmann (fine 2012, probabilmente) si avvertirà l'esigenza di riportare in auge lo stile anni Venti. il revival si presagisce già da pellicole come The Artist o Midnight in Paris, in cui il protagonista ha una vera ossessione per la Parigi di quella decade e attraverso un bizzarro salto temporale inizia a frequentare gli intellettuali dell'epoca. Francis Scott Fitzgerald e la sua Zelda in primis.
sei bravissima!
RispondiEliminaLaura