Il film diretto da Wolfgang Becker |
Good Bye Lenin! è uno di quei film che un po' ti fanno sorridere e un po' ti fanno stringere lo stomaco. Tra le tante scene memorabili, ne ricordo una che forse passa più in secondo piano, quella in cui Alex e la sua fidanzata stanno affacciati al balcone di un appartamento sfollato e che hanno occupato, facendolo diventare tutto loro. Non ricordo le battute di quella scena, ma ricordo la sensazione nel vedere quelle immagini. Una giovane coppia si affaccia su una città colta in un irripetibile momento storico: tutto è finito e tutto è da fare. È il tramonto ma è anche l'alba. Nostalgia ed entusiasmo si incontrano e non si riesce a capire dove finisce l'uno e inizia l'altro, però poi a vincere è il futuro che è lì davanti, da scrivere e da conquistare. Pare che oggi per i giovani berlinesi la città parli ancora di futuro in termini ottimisti, nel senso – si badi - di "ottimismo della volontà".
Visitai Berlino nel 2003: la città era tutta un cantiere, sembrava che da quei buchi nel terreno sgorgassero fiumi di energia. Come se quei cantieri fossero la rappresentazione fisica di un'operosità diffusa tra la gente e la città fosse un progetto in divenire, non solo architettonicamente ma umanamente. Mi piacerebbe tornarci e poi tornare a casa, a Milano, dopo aver messo in valigia quella merce rara che è l'ottimismo della volontà.
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