lunedì 12 novembre 2012

Well, It has to be optimistic...

Ok, sono tempi grami, lo sappiamo, non c'è mica bisogno che vi spieghi il perché. A ciascuno il suo. In quello che NON è il fondo - ci mancherebbe, per quello c'è sempre tempo... e con questo sono già un po' ottimista, non credete? - mi vien voglia di mettere nero su bianco il breve elenco di "cose per cui vale la pena vivere",  un po' come faceva Woody sul finire di Manhattan (originale, eh?), che iniziava il suo con un incoraggiante "Devo essere ottimista". Riflettendoci qua e là, nelle parentesi dalle gran rotture di scatole che costituiscono poi un buon 70 (80?)% della nostra vita, la scorsa settimana mi è balenato il piccolo inventario che segue, nato da esperienza vissute proprio nei giorni scorsi. L'elenco è stato parzialmente appuntato in una notte di insonnia - e lasciamo stare le idee geniali (o presunte tali) che NON mi appunto per pigrizia, nelle notti di insonnia o in pieno giorno. Beh, insomma, queste sono scampate sane e salve alla mia ignavia.



Dopo un viaggio (di nozze) in Sudafrica e Zimbabwe (ricchissimo di cose per cui vale la pena vivere), io e il gentil consorte decidiamo finalmente di guardare La mia Africa, il cui dvd ci guardava speranzoso dal comò dal mese di agosto, più o meno. Pensavo fosse un polpettone, invece... manco per niente. Elementi per cui vale la pena...ecceteraeccetera del film:

La mia Africa è un film del 1985.
Qui, una fotografia di Douglas Kirkland
L'incantevole eleganza di Meryl Streep, in abiti di scena di Milena Canonero, e quella rude di Robert Redford; la fotografia spettacolare del film tutto. Risultato: voglia di leggere Karen Blixen (e di partire per Kenya, Namibia, Tanzania, Botswana...).

Un'immagine dal volo in aeroplano
dei due protagonisti de "La mia Africa"

C'è un brano che riesce a regalarmi sempre il buon umore (e, volendo fare gli intellettuali, un po' di quella Leggerezza di cui parla Calvino nelle Lezioni Americane): Let's call the whole thing off, nella versione cantata da Ella Fitzgerald e da Louis Armstrong



Per la mia rubrica radiofonica dedicata ad arte e design mi sono preparata due chicche da segnalare, un vaso/candeliere di Luca Nichetto e una lampada di Foscarini. Entrambe sono state ispirate dalle bambole kokeshi, tipiche della tradizione nipponica. Nichetto realizza il suo prodotto pensando un po' a queste bambole, un po' all'arte vetraria del maestro del design finlandese Timo Sarpaneva e chiama la sua collezione di vetri Les Poupées. Foscarini battezza la sua nuova linea di lampade da tavolo... Dolls. Che dire? Viva le bambole kokeshi (che, si dice, abbiano ispirato pure le matrioska)!

Esemplari di "japponissime" Kokeshi dolls

L'esperienza fanciullesca all'Hangar Bicocca, dove - dopo aver atteso per tre ore - io e Stefano (il gentil consorte) abbiamo sperimentato il PVC dell'installazione di Tomás Saraceno On space time foam. Al termine dell'esperienza - consistita nel gattonamento su una superficie di PVC appunto, sospesa a svariati metri di altezza, fino quasi a toccare il soffitto dell'Hangar, e gonfiata da getti d'aria che la rende semisferica, per un tempo complessivo di 15' - abbiamo constatato: a) di non avere più il fisico; b) che l'arte contemporanea non deve necessariamente dire qualcosa; c) che è molto più difficile da spiegare, la suddetta arte contemporanea, la devi provare. E in ogni caso, che bello il nuovo Hangar, con la sua sala lettura, pienissima di libri e riviste che non trovi altrove, il suo bistrot, e tutto il resto...

Pioggia all'esterno dell'Hangar Bicocca.
Sullo sfondo, l'installazione di Fausto Melotti, "La sequenza"

Uno dei libriccini da sfogliare all'Hangar...

Visitatori "trafitti da un raggio di luce"
davanti a "Unidisplay", dell'artista Carsten Nicolai


E poi, tanto per mescolare il raffinato al popolare... andammo a vedere il nuovo 007, e rimasi fulminata dal film tutto, ma in particolare da:

La vecchia M. alla presentazione del nuovo Bond,
con tanto di argenteo tattoo sul collo. Che figa! 

L'elegantissima ragnatela di rughe sul bel viso di Judi Dench in 007 - Skyfall, nonché dalla brughiera che fa da sfondo al finale del sopra citato 007.

"007 Skyfall": lui, lei e la brughiera
(per non parlare della Aston Martin lì dietro)

E poi il venerdì si va al Cineforum di Bareggio, che ci ha appena proposto i paesaggi e la poesia abbagliante del film di Peter Weir The way back. 


Una scena dal film "The way back", del 2010. Poco pubblicizzato e poco diffuso in sala... da recuperare.




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