Una giovane Diana Dalziel... |
Diana Vreeland al lavoro Matite ben temperate, tratti spigolosi e carattere deciso |
Nella sua autobiografia, il racconto raccolto da un paio di giornalisti e narrato da D.V. in prima persona (ovvio) saltando qua e là cavalcando i ricordi, si presenta subito come una donna d'altri tempi, cresciuta quando l'Inghilterra era ancora un Impero, e l'unico aggettivo da accostare al termine disciplina era "ferrea". Come ogni donna di carattere, non nasconde una certa mitomania: gli episodi che punteggiano la sua vita mai noiosa sono un tantinino... gonfiati. Del resto, tra i primi ricordi che toccano al lettore ci sono quelli dell'infanzia a Parigi, con le gite del mercoledì al Louvre e qui la memoria gioca brutti scherzi, o cerca sensazionalismi futili ma di spirito: a un certo punto D.V. racconta di essere stata, insieme alla sorella e alla tata, l'ultima persona ad aver visto la Gioconda prima che venisse rubata. Peccato che il furto della Monna Lisa avvenne nella notte tra la domenica e un lunedì dell'agosto 1911, che c'entra il mercoledì? Ma sulle panzane, D.V. ha le sue opinioni, come si legge nel capitolo XXV:
Proprio l'altro giorno mio nipote se n'è uscito così: "Ti sento dire un mucchio di bugie. Ad esempio, la scorsa settimana, due settimane fa... non importa quando lo fai... racconti sempre le storie più assurde!".
Ora, so di esagerare... sempre. E naturalmente sono un disastro a raccontare i fatti. Ma una bella storia... alcuni dettagli... fanno parte della mia immaginazione. Non lo chiamo mentire.
Ora, so di esagerare... sempre. E naturalmente sono un disastro a raccontare i fatti. Ma una bella storia... alcuni dettagli... fanno parte della mia immaginazione. Non lo chiamo mentire.
[...]
"Conosci parecchi bugiardi" [...]
"Oh, non li definisco bugiardi", risposi. "Piuttosto li definisco romantici".
[...]
Un conto è dire una bugia per tirarsi fuori da una situazione o trarre vantaggio per sé; un altro, è mentire per rendere la vita più interessante. Sono due cose ben diverse.
D.V. fa subito simpatia: per quanto frivola, dimostra carattere, acutezza, una cultura immensa, una dose di coraggio, un po' di spavalderia e una naturale dote nel riconoscere il bello. Che male c'è ad impiegare una vita dietro a ciò che normalmente consideriamo futile, se ci mettiamo passione, studio, amore, se mettiamo questo futile dentro a un progetto non smette forse di essere futile?
Con il marito, Reed Vreeland. E con un'amabile borsina maculata |
Non c'è da stupirsi del successo che ha avuto questa donna. Frivola, ma mai vanesia, affascinata dagli oggetti, attratta (ossessionata?) dai (bei) vestiti, eppure saggia, e non c'è modo per spiegare meglio la saggezza di questa donna - un po' innata, molto guadagnata - dovete leggere il libro (D.V., Donzelli Editore, 18 Euro). Che, tra l'altro, non ho neppure cominciato dal parrucchiere, e meno male: D.V. merita un tempo più prezioso che non quei dieci minuti di attesa tra phon e piastre.
P.S. Quasi mi dimenticavo il tè! E dire che nella bio Diane lo dice chiaramente: "Il tè è molto importante... non c'è nulla di più sano del tè!". Con questo libro ci vorrebbe del tè oolong, un Wu Yi, dal colore ambrato tendente al rosso, e con un gusto robusto ma morbido.
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