Il 17 luglio del 2014 io e Stefano abbiamo traslocato nel nostro nuovo appartamento. Avevo perso un figlio da poco e da lì a breve avrei scoperto che un figlio stava per arrivare, ma ancora non potevo saperlo. Faceva un caldo pazzesco, verso le sei i traslocatori se ne erano andati lasciandoci soli con gli scatoloni, un gran casino sparso per la casa nuova ma liberi di farci una doccia e filare al concerto di Battiato all’Ippodromo. Dopo due ore eravamo sotto al palco a cantare qualcosa tipo “il senso del possesso che fu prealessandrino”. Un tipo disperato ma pacificato a fianco a me sentenziava: “questo concerto equivale a due sedute di terapia” e aveva ragione.
Quante cose sei stato e continui a essere, Franco, un Maestro davvero. Oggi è stata un’esplosione di ricordi, di dolcissime madeleine: la Summer Dance consumata dall’autoradio, lo sfottò a quello con la zeppola “gli artiFti pop, i manifeFti ai muri”, gli aneddoti raccontati cento volte, te la ricordi quella di “vagavo nei campi del tennis”? E quella del clavicembalo? E poi l’amico fissato, i dieci stratagemmi, il Tibet, i tappeti sul palco, il Conservatorio... qua non ci stanno tutti. Io non lo so se ci credo davvero che “vivere non è difficile, potendo poi rinascere”, ma che cambierei molte cose, un po’ di leggerezza e di stupidità, sì. Ci lasci tanto, ma ci lasci più soli. Mancherai Franco.
martedì 18 maggio 2021
Torneremo ancora
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