Samuel Beckett fotografato da Gisèle Freund |
La Grazia - diamoci del tu, suvvia - racconta che lo stupore dalle fotografie del futuro arriverà probabilmente dai reportage naturalistici ("il pesce con i denti umani scoperto in Florida!"), che sui giornali le foto che si vedono sono già e saranno sempre più sempre le stesse perché tutti useranno le stesse agenzie ("e questo non ci educa a leggere una foto, nè a decidere se una foto è onesta o se vuole e sa rappresentare l'articolo che accompagna"), che la professionalità degli archivisti la preoccupa ("perché da loro dipende l'accesso, un domani, alla conoscenza del nostro presente, il rischio è perdere il nostro patrimonio fotografico"). E ci tiene a ribadire che "una fotografia non dice nè è la verità. Può essere una cosa vicina alla verità, se inserita in una giusta sequenza, se accompagnata da una didascalia fatta bene e da un editing corretto".
Devo dire che sono d'accordo con lei, su tutta la linea, ma non è solo per questo che ho comprato La mia fotografia (Feltrinelli, 25 Euro), piuttosto perché le sue 448 pagine trasudano la ricchezza di quelle vite vissute col piede sull'acceleratore, intense perchè piene di incontri e storie e idee che raramente possono concentrarsi in una sola persona. Il destino così vuole, talvolta. E a noi, comuni mortali non resta che rosicare/sognare/imparare, fate voi.
Vrginia Woolf, sempre per Gisèle Freund |
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