Design, design, design: quanto se ne parla? Quanto se ne sa? Per capirci qualcosa, un paio di anni fa iniziai a frequentare, con la timidezza della non addetta ai lavori, un posto qui a Milano che si chiama DesignLibrary. Il padrone di casa è un signore che si chiama Valerio Castelli.
Valerio Castelli è un bagaglio vivente di esperienze e conoscenze a disposizione dei giovani e dunque del futuro. Il luogo eletto per incontrare questa memoria del design che cammina (con la mente proiettata sempre verso il da farsi piuttosto che sul già fatto) è appunto la sua DesignLibrary, che ormai da anni da ottobre a giugno ospita I giovedì del design, incontri con operatori del settore grandi e piccoli. La biografia di Castelli è fortemente intrecciata con la storia del design italiano: grazie ai genitori, l'architetto Anna Castelli Ferrieri e il patron di Kartell Giulio Castelli, e alla sua ricca attività di designer, ricercatore e giornalista. Online non si trova un suo curriculum completo, ma sarebbe ricchissimo. Animatore del Centrokappa che negli Anni '70 era un faro nella ricerca sulla comunicazione del design, fotografo (previe lezioni impartite da Ugo Mulas) per il catalogo della mostra Italy: the new domestic landscape che dal MoMA lanciò nel 1972 il design nazionale nel mondo, fondatore con Alessandro Mendini della rivista Modo, e molto, molto altro ancora. Nella sua libreria di via Savona a Milano, in questo 2011 ha raccontato con l’eleganza e la chiarezza che lo contraddistinguono la nascita e l'evoluzione del design italiano, arricchendone la storia coi preziosi ricordi personali, quelli di una vita passata cheap to cheap con tutti i grandi attori del Made in Italy: da Franco Albini ad Achille Castiglioni.
Enrico Ferrieri, nonno materno di Valerio Castelli, fondò nella Milano degli Anni '20 del Secolo Breve una rivista e un circolo letterari (Il Convegno) dalla fervida attività: ospitavano interventi e incontri con nomi del calibro di James Joyce e Thomas Mann. La sede del circolo era a Palazzo Gallarati Scotti, nelle sale che ora ospitano lo showroom Driade. Valerio Castelli vede forse in questo particolare un segno premonitore della vita sua e dei genitori, tutta dedicata al design. Come il nonno, anche Valerio si dà da fare per chiamare intorno a sé le personalità che vivacizzano la scena della sua epoca, semplicemente da un altro punto di vista, quello del design appunto. Ad ascoltarlo viene da chiedersi come faccia ad avere sempre il sorriso placido, come faccia a non mollare tutto davanti allo pseudo design di cui si legge dappertutto, come faccia a sopportare l’arroganza di quei designer di grido che hanno perso la bussola e di quei designer che non hanno ancora creato nulla ma credono il contrario e pensi che la risposta è una parola sola: passione.
E allora un buon punto da cui partire per capire meglio di cosa si parla quando si parla di design è un'esperienza. Quella di ascoltare i racconti di Valerio Castelli.
Valerio Castelli è un bagaglio vivente di esperienze e conoscenze a disposizione dei giovani e dunque del futuro. Il luogo eletto per incontrare questa memoria del design che cammina (con la mente proiettata sempre verso il da farsi piuttosto che sul già fatto) è appunto la sua DesignLibrary, che ormai da anni da ottobre a giugno ospita I giovedì del design, incontri con operatori del settore grandi e piccoli. La biografia di Castelli è fortemente intrecciata con la storia del design italiano: grazie ai genitori, l'architetto Anna Castelli Ferrieri e il patron di Kartell Giulio Castelli, e alla sua ricca attività di designer, ricercatore e giornalista. Online non si trova un suo curriculum completo, ma sarebbe ricchissimo. Animatore del Centrokappa che negli Anni '70 era un faro nella ricerca sulla comunicazione del design, fotografo (previe lezioni impartite da Ugo Mulas) per il catalogo della mostra Italy: the new domestic landscape che dal MoMA lanciò nel 1972 il design nazionale nel mondo, fondatore con Alessandro Mendini della rivista Modo, e molto, molto altro ancora. Nella sua libreria di via Savona a Milano, in questo 2011 ha raccontato con l’eleganza e la chiarezza che lo contraddistinguono la nascita e l'evoluzione del design italiano, arricchendone la storia coi preziosi ricordi personali, quelli di una vita passata cheap to cheap con tutti i grandi attori del Made in Italy: da Franco Albini ad Achille Castiglioni.
Enrico Ferrieri, nonno materno di Valerio Castelli, fondò nella Milano degli Anni '20 del Secolo Breve una rivista e un circolo letterari (Il Convegno) dalla fervida attività: ospitavano interventi e incontri con nomi del calibro di James Joyce e Thomas Mann. La sede del circolo era a Palazzo Gallarati Scotti, nelle sale che ora ospitano lo showroom Driade. Valerio Castelli vede forse in questo particolare un segno premonitore della vita sua e dei genitori, tutta dedicata al design. Come il nonno, anche Valerio si dà da fare per chiamare intorno a sé le personalità che vivacizzano la scena della sua epoca, semplicemente da un altro punto di vista, quello del design appunto. Ad ascoltarlo viene da chiedersi come faccia ad avere sempre il sorriso placido, come faccia a non mollare tutto davanti allo pseudo design di cui si legge dappertutto, come faccia a sopportare l’arroganza di quei designer di grido che hanno perso la bussola e di quei designer che non hanno ancora creato nulla ma credono il contrario e pensi che la risposta è una parola sola: passione.
E allora un buon punto da cui partire per capire meglio di cosa si parla quando si parla di design è un'esperienza. Quella di ascoltare i racconti di Valerio Castelli.
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