Amara sorpresa, oggi pomeriggio nel box comune del palazzo in cui vivo: mi hanno rubato la bici. Pare che non sei veramente milanese se non ti è capitato almeno una volta in città. A me è già successo, ma sempre nel paesino di provincia in cui vivevo fino al 2007. E mai in una proprietà privata, sempre in un posto pubblico : la fermata dell'autobus, banalmente. Eccomi dunque al mio battesimo milanese.
Non che mi voglia lamentare troppo: a un mio amico hanno portato via da box sotterranei blindatissimi la sua preziosa moto. Furono degli specialisti, c'è il filmato del sistema di sorveglianza interno a testimoniare il tutto: entrati e usciti in 60 secondi. Conosco una tizia, madre di due gemellini, a cui rubarono dal bagagliaio dell'auto i regali di Natale dei suoi pargoli, proprio la notte della Vigilia. Furti ben più bastardi di quello subito dalla sottoscritta, però quella era la "bici mia" (evocando un popolare video postato su Youtube in cui una giovane pugliese si disperava implorando il ladro del suo scooter di riportarlo alla proprietaria... "Quella era la moto mia!" e giù lacrime. Per inciso: non son più riuscita a rintracciare quel contributi su Youtube, ma a un altro link...).
Quella lì era bici che mi ha regalato mio marito quest'estate, che ho usato praticamente per soli due mesi. La bici che ha ballato una sola estate. Era la bici mia e voi, schifosi ladri di m***a, siate maledetti.
domenica 9 febbraio 2014
mercoledì 5 febbraio 2014
Le idee sono pesci
David Lynch |
"Per pescare occorre tanta pazienza e un'esca. L'esca, nel nostro caso, è semplicemente il desiderio di pescare qualcosa, di raccogliere un'idea. Fatta l'esca, occorre pazientare e attendere un po', ecco che un pesce abbocca. Nel cinema, un pesce è solo un pezzo di film, ma poi quando lo tiri su e lo lasci sulla tua barca e te ne innamori, allora lo tieni con te e inizi ad attirare altri pesci, e poi ancora e ancora: ecco, hai una sceneggiatura".
Martedì sera. Entro in un bar della catena Autogrill per un caffè e ne esco con una copia di Una stanza tutta per sé di Virgina Woolf (Newton & Compton, 0,99 Euro e tralasciamo un commento sull'odiosa copertina in rosa fru fru). Lo lessi un milione di anni fa, da qualche tempo pensavo di rileggerlo. Resto un po' sorpresa dalle prime pagine. All'inizio del saggio, la Woolf si descrive - tra realtà e finzione - mentre ragiona su come affrontare l'argomento "donne e romanzo" al centro della conferenza che terrà: riflette seduta sotto un albero nei giardini di una fantomatica università. Si legge (segue una citazione un tantino lunga, portate pazienza...):
Virginia Woolf, ritratta da Gisèle Freund |
Sono rimasta stupita dalla somiglianza delle parole scelte da uno dei registi più intriganti del nostro presente e dalla grande scrittrice, delicata e sofferta nata nel 1882 e morta nel 1941. E mi chiedo se la riflessione di cui scrive la Woolf, interrotta poi dall'inserviente, possa avere dei punti in comune con l'esperienza della meditazione. Forse non dovrei stupirmi più di tanto, se è vero che il processo creativo è universale, che si faccia cinema, musica o letteratura. E se è vero che, come spiega David Lynch, tutti gli esseri umani possono tuffarsi in quel livello profondo di coscienza, piena e illuminata, attingere al "più del più", e poi risalire, portando sulla propria barca uno, cento, mille pesci.
P.S. Nota di colore: il ciuffo di Lynch è magnetico, il suo culo piuttosto grosso, la voce un pochino stridula. E la potete sentite anche qui.
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